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Blob freddo nell’Atlantico: l’oceano si raffredda controcorrente

Blob freddo nell’Atlantico: l’oceano si raffredda controcorrente
Photo by makabera – Pixabay
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Due modelli predittivi mostrano che l’indebolimento dei venti locali potrebbe raffreddare ulteriormente l’area entro il 2040.

Blob freddo nell’Atlantico: l’oceano si raffredda controcorrente
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Mentre gli oceani del mondo continuano ad assorbire la maggior parte del calore generato dal cambiamento climatico — secondo la NASA, circa il 90% dell’energia in eccesso finisce nelle acque marine — una zona specifica dell’Atlantico si comporta in modo del tutto inatteso. Si tratta della regione che si estende dalla Groenlandia fino all’Irlanda, nota con un nome tanto evocativo quanto paradossale: North Atlantic Warming Hole, o più semplicemente “blob freddo”. Contrariamente alla tendenza globale, quest’area si sta progressivamente raffreddando, come evidenziato in una recente ricerca pubblicata sul Journal of Climate.

Il fenomeno del “blob freddo”

L’origine di questa zona anomala affonda le radici in un meccanismo complesso legato allo scioglimento accelerato della calotta glaciale groenlandese. Le acque fredde e dolci provenienti dai ghiacci disciolti si riversano nell’oceano, ma non si mescolano facilmente con quelle sottostanti, più calde e salate. La differenza di densità impedisce infatti il consueto rimescolamento verticale, generando una sorta di tappo superficiale che isola termicamente l’area. L’effetto visibile, anche nei dati satellitari forniti dalla NASA già nel 2015, è una vasta macchia blu tra le tonalità rosse e arancioni dell’oceano circostante: il segno inequivocabile di temperature insolitamente basse.

Le previsioni per i prossimi decenni

Per comprendere meglio l’evoluzione del fenomeno, un gruppo di ricercatori dell’Università di Fairbanks, in Alaska, ha sviluppato due distinti modelli predittivi. Uno tiene conto anche dei cambiamenti nei venti atmosferici, l’altro no. Entrambi si basano su scenari in cui le emissioni globali continuano ad aumentare moderatamente. Il modello che considera l’influenza dei venti fornisce risultati sorprendenti: entro il 2040, l’indebolimento dei venti locali potrebbe compromettere il naturale rimescolamento dell’oceano, causando un ulteriore raffreddamento della zona. Secondo le simulazioni, questa fase potrebbe proseguire almeno fino al 2070.

Impatti climatici a scala globale

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Ma perché questo raffreddamento isolato dovrebbe preoccuparci? Le conseguenze potrebbero essere molto più ampie di quanto si pensi. Il blob freddo potrebbe alterare la distribuzione delle precipitazioni in Europa, innescando cambiamenti nei regimi di pioggia e siccità, e influenzare le correnti oceaniche che regolano il clima su scala planetaria. Secondo gli autori dello studio, ignorare il ruolo dei venti nella dinamica oceanica potrebbe compromettere seriamente la nostra capacità di anticipare gli sviluppi futuri del clima. Un dettaglio tecnico, forse, ma con implicazioni profondissime per il nostro futuro.