Home » Fenomeni Meteorologici » Fulmini in mare: perché sono più violenti di quelli sulla terraferma

Fulmini in mare: perché sono più violenti di quelli sulla terraferma

Fulmini in mare: perché sono più violenti di quelli sulla terraferma
Photo by 12019 – Pixabay
Lettura: 3 minuti

Ogni giorno milioni di fulmini solcano i cieli del pianeta, ma quelli che colpiscono il mare nascondono un’intensità sorprendente. Una nuova ricerca svela perché i fulmini marini possono essere ben più potenti di quelli terrestri.

Fulmini in mare: perché sono più violenti di quelli sulla terraferma
Photo by 12019 – Pixabay

Ogni istante, sul nostro pianeta sono attive tra le 3.000 e le 5.000 celle temporalesche, che producono quotidianamente tra 5 e 6 milioni di fulmini. Un numero impressionante, se si considera che ciascuno di essi può provocare danni letali entro un raggio di 30 metri dal punto d’impatto. Fortunatamente, oltre il 90% dei fulmini si sviluppa tra nubi, senza raggiungere il suolo. E tra i fulmini che effettivamente colpiscono la Terra, una buona parte si scarica in mare aperto. Secondo molti testimoni, questi eventi marini sembrano avere una forza e una violenza senza paragoni rispetto a quelli osservati sulla terraferma.

Una nuova ricerca condotta da Amitabh Nag e Kenneth Cummins, dell’Institute of Technology della Florida, ha finalmente analizzato in modo sistematico questa percezione. I risultati, pubblicati su Geophysical Research Letters, confermano che i fulmini che colpiscono l’acqua sono effettivamente più intensi.

Come nasce un fulmine (e dove si potenzia)

Il meccanismo che dà origine a un fulmine è sempre lo stesso, sia in mare che a terra. Tutto comincia con una scarica iniziale debole, invisibile all’occhio umano, che si muove dalla nube verso il suolo a zig-zag, ionizzando l’aria e preparando il campo alla scarica principale. Quando questa scarica “pilota” si avvicina al terreno, da qui parte una risposta: la scarica di ritorno, che risale dalla superficie verso la nube. L’incontro tra queste due forze sprigiona un’enorme corrente elettrica che risale verso l’alto a una velocità pari a circa un terzo di quella della luce.

La scarica di ritorno, fulcro dell’energia di un fulmine, può durare da pochi microsecondi a qualche centinaio. Durante questo brevissimo intervallo, tutta l’energia accumulata si trasforma in luce, onde radio, suono e calore. La temperatura raggiunta può superare i 30.000 °C, cinque volte più del nucleo solare.

Fulmini marini: corrente quasi doppia

Ed è proprio qui che entra in gioco la differenza più significativa. Secondo lo studio di Nag e Cummins, i fulmini che colpiscono il mare producono una corrente più intensa rispetto a quelli sulla terra. Mentre sulla terraferma la corrente media si aggira intorno ai 30 kA (chiloampere), in mare può superare i 50 kA. La ragione? La durata più breve della scarica di ritorno, che concentra l’energia in un tempo più ristretto, rendendola più violenta.

Questa scoperta offre una spiegazione concreta al motivo per cui i fulmini marini sembrano così spettacolari e pericolosi. E spiega anche certi fenomeni estremi osservati in prossimità delle coste o durante tempeste in mare aperto.

Implicazioni per la sicurezza in mare

Fulmini in mare: perché sono più violenti di quelli sulla terraferma
Photo by WikimediaImages – Pixabay

Comprendere a fondo il comportamento dei fulmini sopra le acque non è solo una curiosità scientifica. Le conclusioni dello studio potrebbero infatti rivelarsi fondamentali per la progettazione di imbarcazioni, piattaforme offshore e infrastrutture marittime più resistenti agli eventi atmosferici estremi. Saper prevedere con maggiore precisione dove e con quale intensità potrebbero colpire questi fulmini significa aumentare la sicurezza per marinai, ricercatori e lavoratori del settore navale.

Quando il cielo si accende sopra l’oceano, dunque, non è solo uno spettacolo affascinante: è il segnale di una forza naturale ancora poco compresa, ma sempre più sotto osservazione della scienza.