Il colore dell’allerta dipende anche dalla vulnerabilità del territorio e non solo dall’intensità del fenomeno meteorologico.

Quando si avvicinano eventi meteorologici intensi, la Protezione Civile può emettere un’allerta meteo. Ma attenzione: il livello di allerta non dipende esclusivamente dalla forza della perturbazione in arrivo. A pesare è anche la fragilità del territorio coinvolto. Come spiegato sul sito ufficiale, “è importante distinguere i rischi dovuti direttamente ai fenomeni meteorologici da quelli derivanti, invece, dall’interazione degli eventi atmosferici con altri aspetti che caratterizzano il territorio o le attività umane.” Per questo motivo, ogni allerta è associata a un tipo di rischio ben preciso: rischio temporali, rischio idraulico e rischio idrogeologico.
Rischio idraulico e idrogeologico: le differenze
Nel sistema di allertamento italiano, i rischi sono classificati per meglio rappresentare le potenziali conseguenze sul territorio. Il rischio idrogeologico riguarda l’impatto delle piogge abbondanti sui versanti collinari e sulla rete idrografica minore, dove frane e smottamenti possono manifestarsi in tempi rapidissimi. Il rischio idraulico, invece, fa riferimento alla piena dei corsi d’acqua principali: se il livello idrometrico supera una certa soglia, il pericolo di inondazioni diventa concreto. La geologia complessa dell’Italia, con rilievi e bacini fluviali di piccole dimensioni, rende molte aree particolarmente vulnerabili a eventi improvvisi come le colate di fango o i flash flood.
Gialla, arancione, rossa: cosa comporta ciascun livello
I livelli di allerta previsti sono quattro: verde, giallo, arancione e rosso. Il livello verde indica condizioni meteorologiche nella norma, anche se non esclude fenomeni locali come temporali isolati, raffiche di vento o caduta massi.
Con allerta gialla, si entra in uno scenario di ordinaria criticità. I fenomeni attesi sono localizzati: piccole frane, colate rapide, ruscellamenti e allagamenti. I rischi per la popolazione sono contenuti ma reali, soprattutto in presenza di infrastrutture vulnerabili.
L’allerta arancione segnala una criticità moderata. I fenomeni si fanno più diffusi e intensi: smottamenti, erosioni, innalzamento di fiumi con possibile esondazione. Possono verificarsi danni a edifici, interruzioni della viabilità e pericoli per la sicurezza delle persone.
Infine, l’allerta rossa rappresenta il livello massimo. Si prevedono eventi gravi e su larga scala: frane di ampia portata, rottura di argini, inondazioni in aree distanti dai fiumi. Le conseguenze possono essere devastanti, con danni estesi a centri abitati, reti stradali e ferroviarie, oltre al rischio concreto di vittime.

Perché è fondamentale seguire le allerte
Ogni allerta non è solo un’indicazione meteorologica, ma un messaggio operativo rivolto a istituzioni e cittadini. Sapere interpretare i colori del rischio è essenziale per mettere in atto comportamenti adeguati. Non sempre il cielo grigio preannuncia un pericolo, e non sempre una giornata serena esclude conseguenze. Le allerte tengono conto dell’interazione tra meteo e territorio, e proprio per questo vanno prese sul serio, anche quando i fenomeni sembrano distanti o limitati. Bastano pochi minuti, in certe condizioni, perché una pioggia intensa si trasformi in emergenza.