Il caldo notturno ha un impatto minore, ma durante il giorno il rischio di attacco d’asma cresce con la durata dell’ondata di calore.

Il caldo estremo rappresenta una seria minaccia per la salute respiratoria dei bambini. Lo dimostra una nuova ricerca presentata alla conferenza internazionale 2024 dell’American Thoracic Society, che ha messo in relazione le ondate di calore e le visite in pronto soccorso per asma in California. L’autore principale dello studio, Morgan Ye, ha evidenziato quanto sia cruciale comprendere l’impatto degli eventi climatici estremi sulle fasce più vulnerabili della popolazione per poter contrastare le malattie legate ai cambiamenti climatici.
I dati raccolti hanno mostrato che durante le giornate di caldo estremo, il rischio di accesso ospedaliero per attacchi d’asma tra i bambini aumentava del 19%. Ancora più allarmante è l’effetto cumulativo: quanto più a lungo durava l’ondata di calore, tanto maggiore era il numero di accessi. Al contrario, il caldo notturno non sembrava avere lo stesso impatto.
Un’analisi dettagliata delle ondate di calore
Per ottenere risultati accurati, i ricercatori hanno definito ben 18 tipologie di ondate di calore, utilizzando una media delle temperature registrate tra giugno e settembre nel periodo 2017-2020. Hanno classificato come ondate di calore i giorni con temperature comprese nell’1%, 2,5% o 5% più elevate rispetto alla media. L’obiettivo era distinguere tra eventi brevi e intensi e quelli più prolungati, analizzandone separatamente gli effetti sulla salute infantile.
L’approccio multi-livello adottato ha permesso di isolare con precisione i momenti in cui l’impatto sulla salute era più marcato. Questo metodo innovativo ha portato alla luce una correlazione diretta e specifica tra il caldo intenso nelle ore diurne e l’aumento delle crisi asmatiche.
Perché questi risultati fanno la differenza
Studi precedenti avevano già ipotizzato una relazione tra temperature elevate e peggioramento delle condizioni respiratorie. Tuttavia, molti di questi si erano focalizzati genericamente su patologie polmonari, senza distinguere l’asma né approfondire gli effetti sulle fasce più giovani della popolazione.
La novità dello studio californiano sta proprio nella sua focalizzazione sui bambini e sull’asma, due elementi finora poco esplorati in relazione alle ondate di calore. Questa nuova evidenza scientifica fornisce una base concreta per sviluppare strategie mirate di prevenzione e assistenza sanitaria durante i periodi di caldo intenso.
Anche le aree “miti” non sono al sicuro

Lo studio si è concentrato sulla California, in particolare sulla Baia di San Francisco, una zona costiera che, rispetto ad altre aree degli Stati Uniti, presenta temperature più moderate e una minore diffusione di impianti di raffreddamento come l’aria condizionata.
Nonostante l’assenza di picchi estremi, l’incidenza degli attacchi di asma durante i giorni più caldi è risultata comunque elevata. Un dato che spinge a riconsiderare il concetto stesso di “caldo pericoloso”, dimostrando che anche le temperature meno estreme possono compromettere seriamente la salute, soprattutto quella dei bambini. È quindi fondamentale pensare a politiche ambientali e sanitarie più lungimiranti per proteggere le nuove generazioni dalle conseguenze del riscaldamento globale.