Le compagnie dovranno adattarsi al nuovo clima: voli in orari notturni, nuove tecnologie e piste ripensate sono già in discussione.

Il 19 giugno 2017 la città di Phoenix, in Arizona, ha toccato una delle temperature più alte mai registrate nella sua storia recente: 47,8°C. Un record assoluto che ha trasformato l’asfalto in una superficie rovente, ha reso l’aria quasi irrespirabile e ha messo in difficoltà anche settori apparentemente “intoccabili”, come l’aviazione commerciale.
Quel giorno, infatti, diversi voli in partenza dall’aeroporto di Phoenix furono cancellati, suscitando lo stupore di molti passeggeri. Il cielo era sereno, senza nuvole minacciose né temporali all’orizzonte. Perché mai il caldo, da solo, avrebbe potuto causare disagi al traffico aereo?
Quando l’aria è troppo calda per sollevare un aereo
La spiegazione è tutta fisica. La capacità di un aereo di decollare dipende da un principio noto come portanza, una forza che si genera grazie alla particolare forma delle ali. L’aria che scorre sotto l’ala, più piatta, si muove più lentamente rispetto a quella che scorre sopra, creando una differenza di pressione che spinge l’aereo verso l’alto.
Ma quando l’aria si surriscalda, la sua densità diminuisce. Diventa meno “pesante”, più rarefatta. E un’aria meno densa fornisce meno sostegno alle ali. Il risultato? Servono piste più lunghe, motori più potenti e velocità maggiori per ottenere lo stesso effetto di portanza. E non tutti gli aerei sono progettati per affrontare simili condizioni.
Alcuni modelli, soprattutto quelli regionali o più piccoli, non riescono a raggiungere le prestazioni necessarie per decollare in sicurezza quando le temperature superano i 45 gradi. Da qui la decisione, quel giorno, di bloccare alcuni voli: una misura di sicurezza inevitabile, ma che rivela quanto il cambiamento climatico stia già influenzando anche aspetti impensabili della vita quotidiana.

Aerei progettati per un clima che non esiste più?
La maggior parte degli aeromobili commerciali in circolazione è stata progettata negli anni scorsi, in base a specifiche climatiche che ormai appaiono sempre più superate. Le condizioni estreme come quelle registrate a Phoenix stanno diventando meno eccezionali e più frequenti, in particolare in aree già calde come il Sud-Ovest degli Stati Uniti, il Medio Oriente o parti dell’Australia.
Le compagnie aeree e gli aeroporti dovranno probabilmente rivedere le loro strategie operative per far fronte a un mondo in cui le temperature medie continuano a salire. Nuove tecnologie, orari di volo modificati per evitare le ore più calde e riprogettazione delle piste potrebbero diventare necessità, non opzioni.
Il cielo è sereno, ma il caldo può farci restare a terra
È curioso pensare che un volo possa essere cancellato non per tempeste, nebbia o vento, ma per troppo sole. Eppure, è proprio ciò che è accaduto a Phoenix nel 2017 — un segnale inequivocabile che anche l’aviazione dovrà adattarsi ai nuovi estremi del nostro clima. In un mondo che si riscalda, anche l’aria… potrebbe diventare un ostacolo.