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Clima: il falso rallentamento smentito dai nuovi dati

Clima: il falso rallentamento smentito dai nuovi dati
Photo by shogun – Pixabay
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Il quinquennio 2016-2020 è stato il più caldo mai registrato: la tesi del rallentamento è ormai priva di fondamento scientifico.

Clima: il falso rallentamento smentito dai nuovi dati
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Gli eventi estremi non sono più anomalie, ma segnali chiari. A dirlo è Gavin Schmidt, climatologo della NASA e coautore del sesto rapporto IPCC, che mette nero su bianco quanto le catastrofi naturali siano oggi strettamente legate alla crisi climatica. Nel 2013, la scienza faticava ancora a dimostrarlo. Oggi, invece, mappe dettagliate mostrano le aree del pianeta più colpite da caldo anomalo, alluvioni e siccità. Dall’Ucraina alla Francia, passando per Germania e Belgio, le piogge torrenziali sono aumentate in modo preoccupante. Nell’area mediterranea, inclusa l’Italia, è più evidente la crescita delle ondate di calore e dei periodi di siccità. Un fenomeno sempre più difficile da ignorare.

L’innalzamento dei mari: un rischio concreto

Il livello degli oceani continua a salire e, con esso, aumentano le preoccupazioni. Se un tempo i margini d’incertezza sullo scioglimento delle calotte glaciali complicavano le previsioni, oggi la scienza parla chiaro: entro fine secolo le acque potrebbero salire tra 50 centimetri e un metro. Ma c’è di più. Uno scenario a bassa probabilità ma ad alto impatto prevede un collasso parziale dei ghiacci dell’Antartide. Un evento che, pur remoto secondo i dati attuali, costituirebbe una minaccia devastante per le zone costiere. Non si tratta più solo di previsioni: la posta in gioco è reale, e riguarda milioni di persone.

I modelli climatici parlano chiaro

Le simulazioni oggi sono più affidabili che mai. Le incertezze, seppur presenti, si sono ridotte. Non si discute più su se il riscaldamento globale avverrà, ma su quanto sarà intenso in base all’aumento della temperatura media. Non conta tanto l’anno in cui raggiungeremo certe soglie, quanto le conseguenze legate a ogni grado guadagnato. Due gradi o quattro? Cambia tutto. Intanto, è stato chiarito il contributo dei diversi gas serra. La CO₂ è responsabile di circa tre quarti di grado di riscaldamento tra il 2010 e il 2019, il metano di un altro mezzo grado. Dati che tolgono ogni alibi a chi continua a sottovalutare l’effetto delle emissioni.

Addio al “falso allarme” del rallentamento

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Per anni, i negazionisti hanno cavalcato un presunto stop al riscaldamento globale tra il 1998 e il 2012. Ora sappiamo che quel rallentamento c’è stato, sì, ma è stato minimo e del tutto compatibile con la variabilità naturale del clima. I nuovi dati lo confermano: la media degli ultimi sessant’anni mostra un aumento costante di circa 0,12 gradi per decennio. E dal 2012 in poi, il ritmo del riscaldamento è persino accelerato. Il quinquennio 2016-2020 è stato il più caldo mai registrato dal 1850. I numeri parlano da soli, e non lasciano spazio a fraintendimenti.