La parte luminosa che vediamo è solo l’ultimo atto: ecco cosa accade davvero tra cielo e terra quando si scatena un fulmine.

Quando osserviamo un fulmine squarciare il cielo, siamo testimoni solo dell’epilogo di un fenomeno complesso e affascinante. La luce intensa che illumina il cielo è in realtà il risultato della scarica elettrica che risale dal suolo alla nube, dopo che un processo invisibile ha preparato il terreno — o meglio, l’aria — allo spettacolo.
Il tutto ha origine con la formazione di una forte differenza di potenziale elettrico all’interno di una nuvola temporalesca, oppure tra la nuvola e il suolo. Questa tensione crescente crea le condizioni per l’innesco di un fulmine.
Un percorso a zig zag che non si vede
Prima che la scarica diventi visibile, si forma una microstruttura invisibile: un flusso di elettroni discendenti, noto come canale guida o leader, che parte dalla base della nuvola e avanza verso terra. Questo canale non segue una linea retta, ma si muove in modo irregolare e ramificato, zigzagando nell’atmosfera.
Quando la guida elettrica discendente si avvicina al suolo, incontra un altro canale: quello ascendente, che parte da oggetti appuntiti come alberi, pali metallici o edifici. Questo canale positivo sale verso il basso e, al punto d’incontro con il canale discendente, si genera il contatto che chiude il circuito.
Dal contatto alla luce: il momento della scarica

Nel momento in cui i due canali si connettono, la nube è collegata al suolo attraverso un corridoio ionizzato. È qui che si innesca la scarica principale, quella che vediamo come luce intensa: una corrente elettrica violentissima percorre il canale appena creato, surriscaldandolo fino a renderlo incandescente.
Questa è la parte luminosa che noi vediamo, anche se in realtà non parte dall’alto, ma dal basso verso l’alto. La porzione più vicina al suolo si accende per prima, e a seguire vengono illuminate le sezioni superiori del canale.
Il fulmine: un effetto finale visibile, ma solo dopo un lungo processo nascosto
Quello che i nostri occhi percepiscono è solo l’ultimo passaggio di un meccanismo molto più articolato, dominato da cariche elettriche invisibili, campi elettrostatici e connessioni improvvise. La natura del fulmine ci ricorda che ogni bagliore visibile è preceduto da una preparazione silenziosa e complessa, nascosta nei cieli e nell’aria che ci circonda.
Un vero e proprio cortocircuito atmosferico, che unisce cielo e terra in una frazione di secondo, ma che nasce da condizioni in lento accumulo e da movimenti impercettibili. Come spesso accade in natura, la parte che colpisce lo sguardo è solo la punta dell’iceberg.