Il 22 settembre 2026 segna l’inizio dell’autunno astronomico: per un attimo, giorno e notte si equivalgono e il pianeta vive un perfetto equilibrio tra luce e buio. Ma quanto dura davvero questa armonia?

Dopo mesi di afa e giornate infinite, il 22 settembre arriva l’equinozio d’autunno: è il momento in cui termina ufficialmente l’estate astronomica e inizia la nuova stagione. In questa data, come accade anche a marzo con l’equinozio di primavera, nessuno dei due poli terrestri è inclinato verso il Sole. I raggi solari colpiscono l’Equatore in modo perpendicolare, formando un angolo di 90 gradi. La conseguenza è sorprendente: ogni angolo della Terra, dal Circolo Polare Artico fino all’Antartide, riceve esattamente 12 ore di luce e 12 di buio. Un perfetto equilibrio, ben diverso dai solstizi, in cui uno dei poli si protende verso il Sole e l’altro rimane in ombra.
La simmetria si spezza subito
Sebbene l’equinozio rappresenti un punto di equilibrio, dura solo un istante. Già nei giorni successivi, la distribuzione di luce e buio inizia a variare: più ci si allontana dall’Equatore, maggiore diventa la differenza. Per esempio, il 25 settembre, a mille chilometri a sud dell’Equatore si registrano circa 12 ore e 40 minuti di luce, mentre alla stessa distanza verso nord la luce scende a 11 ore e 20 minuti. Questo graduale sbilanciamento proseguirà fino al solstizio d’inverno, quando nell’emisfero boreale le ore di sole toccheranno il minimo, mentre in quello australe si godrà della massima insolazione. Le stagioni, infatti, sono opposte nei due emisferi: quando in Europa si affronta l’inverno, in Australia e Sud America si celebra l’estate.
Stagioni astronomiche e meteorologiche: non sempre coincidono
Gli equinozi e i solstizi scandiscono le stagioni astronomiche con precisione millimetrica. Ma il calendario meteorologico racconta un’altra storia. Negli ultimi anni, complice l’intensificarsi dei cambiamenti climatici dovuti all’attività umana, le stagioni si sono fatte sempre più sfumate. Ottobre può ancora offrire giornate estive, mentre marzo e aprile talvolta si comportano da mesi invernali. Non esiste un interruttore che accende o spegne una stagione: il cambiamento è graduale, e non sempre prevedibile. Per questo motivo, legare rigidamente l’inizio dell’autunno agli equinozi è fuorviante. Le stagioni meteorologiche seguono dinamiche molto più complesse di un semplice allineamento astronomico.

Tradizioni millenarie per salutare l’autunno
L’equinozio d’autunno è anche un momento di celebrazione in molte culture, sin dall’antichità. In Giappone si festeggia lo Shūbun no Hi (23 settembre), una giornata dedicata ai defunti e ai raccolti: si visitano le tombe, si offrono fiori e si passeggia tra gli aceri che iniziano a tingersi di rosso, nel pieno del foliage. La ricorrenza rientra nella settimana di Higan, periodo di riflessione sulla transitorietà della vita. A Vilnius, in Lituania, migliaia di candele illuminano il fiume Neris in una suggestiva accoglienza all’autunno, accompagnata da mercatini e sagre. A Machu Picchu, l’antica città inca, migliaia di persone osservano la pietra Intihuatana, che in quel preciso momento non proietta ombre. In Corea del Sud si celebra il Chuseok, una delle feste più sentite del Paese: si svolge il charye, rituale di offerte agli antenati, seguito da riunioni familiari e piatti tradizionali come i songpyeon, dolci di riso a forma di mezzaluna. In Messico, a Chichen Itza, il Sole crea un’illusione ottica straordinaria: l’ombra di un “serpente di luce” si snoda sulla scalinata della piramide di Kukulkan, attirando migliaia di visitatori.