Nasce dalla pioggia, affascina con i suoi colori e ispira significati profondi in ogni cultura. L’arcobaleno è molto più di un fenomeno ottico: è una finestra sulla fisica della luce e sul modo in cui la mente umana percepisce il mondo.

La parola “arcobaleno” deriva dal latino arcus pluvius, ovvero “arco piovoso”, e già nel nome svela un aspetto fondamentale: serve la pioggia – o almeno acqua nebulizzata – per vederlo. Il fenomeno si manifesta quando la luce solare attraversa le goccioline sospese nell’aria dopo un temporale, presso una cascata o anche in una fitta nebbia. Le gocce agiscono come microscopici prismi, scomponendo la luce bianca nelle sue componenti: dal rosso al violetto.
Questa dispersione crea una gamma continua di tonalità, ma il nostro cervello – portato a organizzare e classificare – tende a percepirle come strisce distinte. Nonostante ciò, in realtà non esistono “confini” tra un colore e l’altro. La visione dell’arcobaleno è quindi una combinazione tra fisica e percezione soggettiva.
Quanti colori ha davvero l’arcobaleno?
La risposta non è univoca. La percezione del numero di colori varia storicamente e culturalmente. Aristotele ne individuava solo tre: rosso, verde e blu. I poeti medievali, come Dante, parlavano di sette “liste” colorate, anticipando Isaac Newton, che nel Seicento ne codificò sette, collegandoli alle note musicali. Tuttavia, gli scienziati moderni concordano: non esiste un numero esatto. L’arcobaleno è un gradiente ininterrotto, e quanti colori vi si distinguano dipende dalla nostra sensibilità visiva e dal contesto culturale.
Alcuni arcobaleni, inoltre, appaiono doppi: il secondo arco si genera quando la luce rimbalza più volte all’interno delle gocce d’acqua. Tra i due archi, la “banda di Alessandro” – così chiamata in onore del filosofo greco Alessandro di Afrodisia – appare più scura perché la luce non raggiunge direttamente l’osservatore.
L’arcobaleno tra simbolo e leggenda
In molte culture l’arcobaleno è un ponte tra cielo e terra. Nella mitologia norrena è Bifrǫst, la via tra il mondo umano e quello divino; per i Greci era Iride, messaggera degli dei. In India era l’arco del dio Indra, legato alla pioggia. Nel mondo moderno, l’arcobaleno è diventato anche un simbolo universale di inclusività e diversità: nel 1978, l’attivista americano Gilbert Baker disegnò la prima bandiera arcobaleno LGBT, con otto colori, poi ridotti a sei per ragioni pratiche.
La bandiera della pace, molto simile ma con sette colori e la scritta “PACE”, comparve per la prima volta alla marcia Perugia-Assisi del 1961.
Quando e dove si può vedere un arcobaleno
Per ammirarne uno, è necessario trovarsi con il sole alle spalle e l’umidità o la pioggia davanti: il fenomeno si genera sempre nella parte opposta rispetto al Sole. E se siete fortunati, potreste osservare un arcobaleno anche per ore. Il record appartiene a quello apparso a Taipei il 30 novembre 2017: rimase visibile per ben 8 ore e 58 minuti. Un fenomeno raro che unisce scienza, poesia e meraviglia.