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L’Acropoli di Atene, simbolo eterno della civiltà greca

L’Acropoli di Atene, simbolo eterno della civiltà greca
Photo by AkerrarenAdarrak – Pixabay
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Dalle origini mitiche alla dominazione ottomana, la rocca sacra ha subito trasformazioni che riflettono secoli di storia culturale.

L’Acropoli di Atene, simbolo eterno della civiltà greca
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Su un’altura rocciosa che domina la città moderna, l’Acropoli di Atene continua a raccontare la storia di una civiltà che ha definito i canoni della cultura occidentale. Il termine “acropoli” significa letteralmente “città alta” e designa il luogo più elevato e difendibile della polis, ma nel caso di Atene ha assunto un significato che va ben oltre la mera funzione strategica. Qui, infatti, nacquero i principali luoghi di culto della città, in onore delle divinità del pantheon greco, e si cristallizzarono nei secoli i valori politici, religiosi e filosofici della civiltà classica.

La leggenda vuole che la contesa tra Atena e Poseidone per il controllo dell’Attica si sia risolta proprio sull’altura dell’Acropoli: gli abitanti avrebbero scelto il dono dell’ulivo offerto da Atena, preferendolo al cavallo di Poseidone. Da quel momento, la dea protettrice divenne la figura centrale della città e proprio lì sorse il primo nucleo sacro della futura Atene. Le evidenze archeologiche rivelano che la zona era abitata già in epoca neolitica, mentre durante l’Età del Bronzo i Micenei vi costruirono una cittadella fortificata. Ma fu solo con l’avvento del tiranno Pisistrato, nel VI secolo a.C., che l’Acropoli cominciò ad assumere un volto monumentale, diventando teatro delle celebrazioni panatenaiche in onore della dea.

Il grande progetto di Pericle: il Partenone e gli altri templi

Il vero volto dell’Acropoli che oggi conosciamo prende forma nel V secolo a.C., quando Pericle, leader dell’Atene democratica, promosse un programma di ricostruzione ambizioso dopo la distruzione dei precedenti edifici da parte dei Persiani nel 480 a.C. A guidare l’opera furono alcuni dei più grandi architetti e artisti dell’epoca, tra cui Ictino, Callicrate e Fidia.

Il monumento più celebre è il Partenone, tempio dedicato ad Atena Parthenos, eretto tra il 447 e il 432 a.C. Interamente costruito in marmo del Monte Pentelico, era sorretto da 50 colonne doriche e misurava circa 70 metri di lunghezza per 30 di larghezza. L’ingresso all’Acropoli era segnato dai Propilei, un maestoso portale a colonne che introduceva al percorso sacro. Poco più in là, su uno sperone roccioso, sorge il Tempio di Atena Nike, simbolo della vittoria e della protezione divina. Infine, nella parte settentrionale, si trova l’Eretteo, riconoscibile per le celebri Cariatidi, sei figure femminili scolpite che sostengono la loggia in luogo delle colonne.

Questi edifici non erano solo luoghi di culto, ma espressioni visive delle teorie matematiche, filosofiche ed estetiche della Grecia classica, in un equilibrio perfetto tra funzione e bellezza.

Il Partenone: un capolavoro tra architettura e arte

L’Acropoli di Atene, simbolo eterno della civiltà greca
Photo by Leonhard_Niederwimmer – Pixabay

Il Partenone rappresenta l’apice dell’architettura greca classica. Progettato con straordinaria precisione geometrica, custodiva al suo interno la statua colossale di Atena, alta quasi 13 metri, realizzata in oro e avorio da Fidia. Ogni superficie del tempio era impreziosita da decorazioni: 92 metope scolpite illustravano scene mitologiche, dai Centauri alle Amazzoni, mentre il fregio interno raffigurava la solenne processione delle Panatenee, celebrazione dell’identità e coesione del popolo ateniese.

I due frontoni accoglievano veri e propri complessi scultorei: quello orientale illustrava la nascita di Atena dalla testa di Zeus, mentre quello occidentale raffigurava il duello simbolico tra la dea e Poseidone per il dominio sull’Attica. Originariamente, ogni elemento era dipinto con colori vivaci che esaltavano la tridimensionalità delle forme e l’impatto visivo dell’insieme. Un’opera che, nella sua integrità, doveva apparire abbagliante agli occhi degli antichi.

Dall’antichità a oggi: trasformazioni, saccheggi e marmi Elgin

Con il declino della Grecia classica e l’arrivo dei Romani, l’Acropoli continuò a essere un punto di riferimento culturale. Durante l’epoca bizantina il Partenone fu trasformato in chiesa, mentre sotto l’Impero Ottomano divenne moschea. Nonostante questi cambi d’uso, la struttura sopravvisse relativamente intatta fino al 1687, quando un’esplosione causata da una bomba veneziana danneggiò gravemente l’edificio, distruggendone la parte meridionale.

Ma la storia degli sfregi non finisce qui. All’inizio dell’Ottocento, Thomas Bruce, conte di Elgin, con il permesso delle autorità ottomane, asportò numerosi rilievi e statue dal Partenone. Le opere, tra cui 56 pannelli del fregio, 39 metope e 17 statue dei frontoni, furono trasportate a Londra e vendute al British Museum nel 1816. Da allora sono esposte nella Duveen Gallery come “marmi Elgin”, mentre ad Atene sono visibili solo delle copie. La vicenda ha acceso e continua ad alimentare un acceso dibattito internazionale sulla restituzione dei beni culturali.