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Bombe d’acqua: piogge estreme che minacciano le città

Bombe d’acqua: piogge estreme che minacciano le città
Photo by RahulPandit – Pixabay
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Danni a Milano e rischio crescente in Liguria e Toscana: ecco quando e perché questi eventi colpiscono con maggiore intensità.

Bombe d’acqua: piogge estreme che minacciano le città
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Nata come traduzione libera dell’inglese cloudburst — letteralmente “esplosione di nuvola” — l’espressione “bomba d’acqua” viene oggi usata per descrivere piogge torrenziali che, in breve tempo, scaricano enormi quantità d’acqua. Si parla di una vera e propria bomba d’acqua quando le precipitazioni superano i 30 millimetri in un’ora, o — secondo altri parametri — 50 millimetri in due ore. Dietro il termine colorito, però, si cela un rischio concreto: quello di eventi meteo estremi capaci di mettere in ginocchio interi quartieri.

Danni improvvisi e intensi

Quando un nubifragio si abbatte con questa intensità, i danni possono essere significativi. Allagamenti, strade trasformate in fiumi, alberi sradicati, traffico in tilt e infrastrutture danneggiate sono all’ordine del giorno. È successo di recente a Milano, dove il fiume Seveso ha rotto gli argini in seguito a una pioggia torrenziale notturna, invadendo viale Zara. Anche se i meteorologi preferiscono il termine “nubifragio”, la definizione “bomba d’acqua” rimane efficace per descrivere la forza distruttiva dell’evento e il suo impatto immediato sulla quotidianità urbana.

Perché succede (e quando è più probabile)

La formazione di questi temporali esplosivi è legata al contrasto tra masse d’aria con temperature molto diverse. L’aria calda e umida, in genere proveniente dal mare, sale e incontra correnti più fredde in quota: il risultato è la condensazione rapida e la formazione di nubi cariche d’acqua. I mesi estivi e l’inizio dell’autunno sono particolarmente favorevoli a questo tipo di eventi, soprattutto quando le acque marine restano calde e in atmosfera si registrano i primi cali termici. Le regioni italiane più colpite? Liguria e Toscana, dove i rilievi vicini al mare facilitano il processo.

L’influenza del clima e i margini della previsione

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Non è corretto parlare di un fenomeno “nuovo”, ma la loro frequenza è aumentata. Le temperature medie dei mari si sono alzate di quasi un grado dagli anni ’70 a oggi, amplificando l’energia disponibile per la formazione di nubi temporalesche. Più calore, più umidità, maggiore probabilità che l’acqua si scarichi in modo improvviso e violento. Anche se le condizioni generali che favoriscono i rovesci intensi sono rilevabili con gli strumenti meteo, la quantità esatta di pioggia resta difficile da prevedere con precisione. E quando il cielo decide di scaricare tutto in pochi minuti, le conseguenze possono essere imprevedibili.