Non tutto il caldo è uguale: torrido o afoso non sono sinonimi. Scopri cosa cambia per il corpo umano e come si misura il disagio fisico.

Durante l’estate si sente spesso parlare di caldo torrido e caldo afoso come se fossero la stessa cosa. In realtà, indicano condizioni atmosferiche molto diverse, che il nostro corpo percepisce in modo differente. Capire la differenza non è solo una curiosità meteorologica: può aiutarci a interpretare meglio le previsioni e a proteggerci durante le ondate di calore.
Il caldo torrido è un caldo secco, cioè caratterizzato da bassa umidità. Questo tipo di calore, pur essendo intenso, è più tollerabile per il corpo umano, perché il sudore evapora facilmente, contribuendo a regolare la temperatura corporea. Il caldo afoso, invece, si verifica quando l’umidità è elevata: in queste condizioni il meccanismo di raffreddamento del corpo diventa meno efficace, perché il sudore evapora con difficoltà. Di conseguenza, ci sentiamo più accaldati, affaticati e in alcuni casi anche in difficoltà respiratoria.
Come si misura la temperatura percepita?
In meteorologia, il disagio fisico provocato dal caldo si valuta tramite l’indice di calore, un parametro che combina due fattori:
- la temperatura dell’aria (T)
- l’umidità relativa (Ur)
Il risultato è la cosiddetta temperatura percepita, ovvero il valore che il nostro corpo avverte realmente. Questo dato tiene conto della capacità del corpo umano di disperdere il calore attraverso la sudorazione, che è molto influenzata dal tasso di umidità dell’aria.
Un esempio pratico: stesso caldo, percezioni diverse
Facciamo un esempio per capire meglio. Immaginiamo una temperatura reale di 33°C:
- Se l’umidità è molto bassa, ad esempio intorno al 30%, la temperatura percepita può scendere a 32°C. Il caldo, in questo caso, è torrido e più facilmente sopportabile.
- Se invece l’umidità sale al 60%, la temperatura percepita può impennarsi fino a 40°C. Qui si parla di caldo afoso, ed è questo il contesto in cui il corpo fatica di più a mantenere l’equilibrio termico.
Questo meccanismo spiega perché due giornate con la stessa temperatura possono essere vissute in modo completamente diverso.
La percezione del caldo è anche soggettiva

Come sottolinea la meteorologa Serena Giacomin, la temperatura percepita è comunque un valore orientativo, che non tiene conto delle variabili individuali:
“La percezione resta comunque qualcosa di soggettivo, che dipende da essere umano a essere umano […] ma è un parametro importante che indica la possibile presenza di un disagio in relazione al fenomeno fisiologico di autoregolazione, che in effetti ci fa percepire più o meno caldo.”
In altre parole, il dato numerico non tiene conto di elementi fondamentali come età, stato di salute, attività fisica, esposizione al sole o all’ombra, ma fornisce comunque un’indicazione utile a valutare il livello di rischio nei giorni più caldi.