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Ghiacciai che si sciolgono causano terremoti alpini

Ghiacciai che si sciolgono causano terremoti alpini
Photo by Pexels – Pixabay
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L’ETH di Zurigo conferma che il volume d’acqua generato dal disgelo agisce sulle faglie, con effetti sismici anche a distanza di anni.

Ghiacciai che si sciolgono causano terremoti alpini
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Le Alpi tremano, e non per ragioni convenzionali. Secondo un recente studio condotto nel cuore del massiccio del Monte Bianco, il riscaldamento globale potrebbe scatenare piccoli terremoti attraverso un meccanismo tanto insidioso quanto inatteso: la fusione accelerata dei ghiacciai. L’acqua generata da questo scioglimento penetra nelle profondità delle montagne, infiltrandosi tra le fratture delle rocce fino a esercitare pressione sulle faglie tettoniche.

Le prime prove tangibili di questo legame sono emerse proprio sotto le cime alpine, confermando osservazioni analoghe fatte in Colorado e suggerendo che un fenomeno simile possa avvenire anche in aree ad alta sismicità, come l’Himalaya.

Quando l’acqua smuove la terra

Il concetto non è del tutto nuovo nella geofisica: la percolazione—ossia il lento passaggio dell’acqua tra i pori delle rocce—può effettivamente alterare gli equilibri di forza lungo le faglie, innescando scivolamenti improvvisi. Lo stesso principio è alla base dei terremoti indotti da attività umane come il fracking o la geotermia.

Ma è la portata del fenomeno ad allarmare. I ghiacciai alpini hanno già perso circa il 30% della loro superficie in trent’anni, e solo ora si comincia a coglierne l’impatto sismico. A differenza dei processi industriali o delle piogge monsoniche stagionali, il riscaldamento globale mobilita volumi d’acqua enormi, che agiscono su scale temporali più dilatate, ma potenzialmente più devastanti.

I segnali dal Monte Bianco

Due sismologi dell’ETH di Zurigo, Toni Kraft e Verena Simon, hanno rilevato una correlazione sorprendente tra il disgelo estivo e l’aumento di microterremoti nella regione del Monte Bianco. I dati raccolti da un sismometro installato nel 2006, poco a sud delle Grandes Jorasses, mostrano che a partire dal 2015—dopo una significativa ondata di calore—la frequenza e l’intensità dei tremori sono cresciute.

Analizzando le condizioni meteorologiche dell’area, i ricercatori hanno scoperto che le ondate di calore non provocano terremoti immediati: esiste un ritardo. Per gli eventi superficiali, il picco sismico arriva a circa un anno di distanza dal caldo estremo; per quelli più profondi, fino a due anni. Un ritardo che rispecchia il tempo necessario all’acqua per infiltrarsi e raggiungere le faglie più interne.

Uno scenario globale da monitorare

Questo fenomeno non sembra limitato alle Alpi. Le catene montuose glaciali di tutto il mondo, e in particolare l’Himalaya, potrebbero essere soggette allo stesso tipo di dinamica. Con il continuo scioglimento dei ghiacci e il riscaldamento delle regioni montane, le comunità locali dovranno considerare anche il rischio sismico tra gli impatti indiretti della crisi climatica.

La montagna, oggi, non scricchiola soltanto sotto il peso del cambiamento: inizia a tremare.