Danni per oltre 3 miliardi di euro, chicchi fino a 19 centimetri e centinaia di feriti: l’Italia guida la classifica europea delle grandinate estreme.

Ricordate le devastanti grandinate dell’estate scorsa? Non è solo un’impressione: il 2023 è entrato negli annali come l’anno con le grandinate più violente degli ultimi 40 anni. Solo in Italia sono state ferite 242 persone e i danni stimati superano i 3 miliardi di dollari (pari a circa 2,77 miliardi di euro). Il nostro Paese è stato il più colpito d’Europa, bersagliato da chicchi grandi come pesche, in alcuni casi come meloni, con un peso fino a 200 grammi.
Le immagini più impressionanti arrivano dal Friuli Venezia Giulia, dove il 24 luglio è caduto il chicco di grandine più grande mai registrato in Europa: 19 cm di diametro, quasi quanto un pallone da volley. Automobili, serre, abitazioni e coltivazioni sono stati duramente colpiti, e in molti casi anche animali selvatici e domestici hanno riportato ferite gravi o sono morti.
L’Italia è la “grandine valley” d’Europa
Il fenomeno non ha riguardato solo l’Italia. Nel 2023, l’intera Europa ha registrato un record assoluto di grandinate: 9.627 eventi, a fronte di una media annua intorno ai 2.000. Secondo l’European Severe Storms Laboratory (ESSL), sono stati battuti tre primati: numero di grandinate, numero di giorni con grandine di grandi dimensioni (229 giorni) e, appunto, chicco più grande mai documentato.
Se la Francia ha registrato il maggior numero di eventi (15,6%), l’Italia segue con il 15,2%, ma con un primato tutt’altro che invidiabile: i chicchi più grandi e più dannosi del continente. La Pianura Padana, con la sua conformazione geografica e il calore trattenuto tra Alpi e Appennini, si è rivelata l’epicentro perfetto per la formazione di supercelle temporalesche, in grado di generare grandinate estreme.
Secondo gli esperti, l’elemento chiave è stata l’energia accumulata dal Mediterraneo, che tra maggio 2022 e maggio 2023 ha vissuto l’ondata di calore più intensa degli ultimi 40 anni, con temperature fino a 4°C oltre la media. Questo calore ha intensificato i contrasti termici e alimentato tempeste di potenza eccezionale.
Un rischio crescente: il peso del cambiamento climatico
I dati del report ESSL parlano chiaro: il cambiamento climatico sta rendendo le grandinate più frequenti e violente. Nel 2023 si sono verificate 13 supercelle capaci di percorrere oltre 200 km, quasi triplicate rispetto alle 5 del 2022. Una di queste, il 13 luglio, ha attraversato cinque Paesi — dalla Slovenia alla Romania — in oltre 9 ore di tempesta ininterrotta.
Lo scenario peggiora se si guarda alla tendenza di lungo periodo: oggi, nel Nord Italia, la probabilità di grandinate con chicchi superiori a 5 cm è triplicata rispetto agli anni ’50, come conferma uno studio pubblicato sul Journal of Applied Meteorology and Climatology. E anche la stagione delle grandinate si è allungata, anticipando l’inizio in primavera e posticipandone la fine.
Il 24 luglio 2023 è stato il giorno più nero: 855 segnalazioni in un solo giorno, 119 feriti e una tempesta che ha percorso 546 km in 6 ore e 40 minuti, partendo dalla Lombardia fino a colpire la Croazia. In quel giorno è caduto il famoso chicco da 19 cm ad Azzano Decimo (Pordenone), già colpita da un evento simile appena due anni prima.
Come difendersi e cosa ci aspetta ora

Le grandinate del 2023 hanno rappresentato anche un punto di svolta per il settore assicurativo. In Italia, secondo il broker internazionale Gallagher RE, le richieste di risarcimento hanno già superato i 3 miliardi di dollari, ma le stime parlano di un possibile superamento dei 4 miliardi. «È un campanello d’allarme: da oggi, anche la grandine va considerata tra i principali rischi naturali per l’Italia», spiega Crescenzo Petrone di Gallagher RE.
La portata dei danni ha già spinto molte compagnie a ripensare le polizze, con possibili aumenti di costi, franchigie più alte o addirittura l’esclusione della copertura per grandine in alcune zone. Intanto, anche la fauna selvatica ha subito perdite drammatiche: in Lettonia, ad esempio, cicogne, gru e altri uccelli sono stati accecati o hanno subito amputazioni a causa degli impatti.
Cosa possiamo fare per proteggerci? Gli esperti consigliano vetri temperati, pannelli solari rinforzati, reti antigrandine e monitoraggio costante delle previsioni. L’ESSL, con il suo sistema stormforecast, consente di prevedere grandinate e fulmini con fino a 48 ore di anticipo.
Nel frattempo, in altri Paesi come gli Stati Uniti, il mondo assicurativo ha già reagito finanziando laboratori come l’Insurance Institute for Business & Home Safety (IBHS), che studiano gli impatti degli eventi climatici estremi e promuovono pratiche virtuose. Un modello che, secondo Petrone, andrebbe replicato anche in Europa: «Servirebbe per premiare chi si protegge davvero, come già accade con la scatola nera per le auto».