Una missione scientifica sopra i cieli del Colorado ha rivelato un’interazione inaspettata tra incendi boschivi e tempeste, offrendo nuovi indizi sui delicati equilibri chimici dell’atmosfera.

Tra la fine di maggio e giugno del 2012, un team internazionale composto da circa 100 scienziati si è imbarcato in un progetto ambizioso: la campagna Deep Convective Clouds and Chemistry (DC3). Per sei settimane, esperti di 29 organizzazioni hanno collaborato negli Stati Uniti per esplorare il legame tra i temporali e i processi chimici atmosferici.
Il cuore della missione era un aereo DC-8, trasformato in un sofisticato laboratorio volante, in grado di attraversare le nubi temporalesche per raccogliere dati in tempo reale. L’obiettivo principale era analizzare come le tempeste più intense influenzino la composizione dell’atmosfera, in particolare quando trasportano aria umida e sostanze inquinanti dalla superficie terrestre fino alle zone più elevate della troposfera, a oltre 12.000 metri di altezza.
L’incontro tra fumo e nuvole
Durante una delle missioni, i ricercatori si trovarono di fronte a un’occasione rara e straordinaria: una massiccia nube temporalesca si stava scontrando con il pennacchio di fumo generato da un vasto incendio boschivo, l’High Park Fire, che da giorni bruciava incontrollato nelle regioni montuose del Colorado.
Il fumo, spinto verso l’alto dalle correnti termiche dell’incendio, aveva raggiunto un’altezza compresa tra i 7000 e gli 8000 metri, mescolandosi alla struttura del temporale in formazione. Un evento che attirò immediatamente l’attenzione degli scienziati. Come spiegò James Crawford del Langley Research Center della NASA: “Molti studiosi ritengono che le forti correnti ascendenti che alimentano i temporali siano difficili da penetrare in quota, rendendo complicato per il fumo o altri inquinanti infiltrarsi nella nube lontano dalla superficie.”
Tracce chimiche tra le correnti ascendenti
Tuttavia, i dati raccolti a bordo del DC-8 raccontavano un’altra storia. Gli strumenti rilevarono concentrazioni significative di monossido di carbonio e formaldeide, sostanze tipiche della combustione. Questo significava che il fumo dell’incendio era effettivamente penetrato nella nube temporalesca e aveva raggiunto livelli elevati al suo interno.
Crawford sottolineò come “analizzare i dati raccolti durante questo evento sia fondamentale per comprendere in che misura le sostanze presenti a quote intermedie vengano catturate e trasportate verso l’alto dalle veloci correnti ascendenti”. Un risultato che ha messo in discussione alcune ipotesi consolidate sulla struttura e il comportamento interno delle tempeste convettive.

Incendi e temporali: un legame più stretto del previsto
La scoperta ha contribuito ad aprire un nuovo filone di ricerca sul ruolo dei fumi degli incendi nella formazione delle tempeste. Studi successivi hanno rafforzato l’idea che le nuvole di fumo possano non solo penetrare nelle nubi temporalesche, ma addirittura favorirne la formazione, anche a distanza di centinaia di chilometri dal luogo dell’incendio.
Oggi, sempre più ricercatori ritengono che gli incendi boschivi non siano solo eventi distruttivi al suolo, ma anche attori attivi nell’equilibrio atmosferico globale. Le particelle emesse possono alterare i processi meteorologici e incidere sul ciclo dell’acqua, l’ozono e persino sul clima. Un motivo in più per osservare con attenzione ciò che accade in alto, tra le nuvole e il fumo.