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Resti fossili di collisioni cosmiche trovati su Marte

Resti fossili di collisioni cosmiche trovati su Marte
Photo by WikiImages – Pixabay
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Grazie ai dati del lander InSight, gli scienziati hanno individuato nel sottosuolo marziano resti fossili di antichi cataclismi cosmici. Una scoperta che racconta l’evoluzione lenta e silenziosa del pianeta rosso.

Resti fossili di collisioni cosmiche trovati su Marte
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Tracce fossili di impatti giganteschi, risalenti all’epoca della formazione del Sistema Solare, sono state identificate nelle profondità di Marte. A rilevarle è stato InSight, il lander della NASA che ha concluso la sua missione nel 2022, ma che nel frattempo ha lasciato un’eredità preziosa: dati sismici ad altissima risoluzione, capaci di svelare ciò che si nasconde sotto la superficie marziana.

Secondo i ricercatori, questi antichi impatti liberarono una quantità di energia tale da fondere vaste porzioni della crosta e del mantello primordiale. Il risultato? Veri e propri oceani di magma che inghiottirono e trascinarono in profondità i detriti generati dalle collisioni. I frammenti, alcuni dei quali raggiungono i quattro chilometri di diametro, sono rimasti intrappolati nel mantello per miliardi di anni.

Marte, una capsula del tempo geologico

La vera sorpresa è la sopravvivenza di questi frammenti fino a oggi. A differenza della Terra, Marte è privo di tettonica a placche: ciò significa che il suo interno non ha subito rimescolamenti dovuti alla convezione. Questo ha permesso la conservazione di strutture antichissime, offrendo agli scienziati un’occasione unica per osservare materiali geologici rimasti praticamente intatti dalla nascita del pianeta.

Lo studio, pubblicato su Science, rivela un dettaglio senza precedenti della composizione interna del pianeta. «Non avevamo mai osservato l’interno di un mondo con tale precisione», ha dichiarato Constantinos Charalambous dell’Imperial College di Londra. Il mantello marziano, punteggiato di frammenti remoti, racconta una storia di evoluzione geologica lenta e graduale — un ritmo che sulla Terra sarebbe stato cancellato dai cicli incessanti della crosta.

L’eco degli impatti nei dati sismici di InSight

Il merito di questa scoperta va soprattutto all’ingegno tecnologico di InSight. Il lander, sviluppato dal Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA, fu il primo a installare un sismometro sulla superficie marziana. Tra il 2018 e il 2022 ha registrato oltre 1.300 terremoti, rilevando come le onde sismiche venissero deviate o rallentate nel loro percorso attraverso la crosta e il mantello.

Proprio l’analisi di otto terremoti ad alta frequenza ha portato alla scoperta dei frammenti. Le onde risultavano rallentate in modo anomalo solo in alcune zone specifiche, suggerendo la presenza di materiali di diversa composizione rispetto al mantello circostante. Simulazioni al computer hanno confermato l’ipotesi: quei segnali erano compatibili con “grumi” di roccia antica, generati da impatti avvenuti miliardi di anni fa.

Un modello per altri mondi silenziosi

Resti fossili di collisioni cosmiche trovati su Marte
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Ma come si spiega la presenza di terremoti su un pianeta senza placche tettoniche? Gli scienziati indicano due cause principali: la frattura delle rocce sottoposte a calore e pressione, oppure l’impatto di meteoroidi. Questi ultimi generano onde sismiche capaci di attraversare gli strati profondi, raggiungendo persino il mantello — uno strato roccioso spesso oltre 1.500 chilometri e con temperature fino a 1.500 °C.

Charalambous paragona la struttura osservata a un vetro in frantumi, con grandi blocchi e innumerevoli schegge. E proprio perché su Marte non esiste un riciclo geologico attivo, quelle schegge sono rimaste lì, immutate. Una fortuna per la scienza: lo studio di Marte potrebbe aiutare a comprendere meglio anche mondi simili, come Venere e Mercurio, anch’essi privi di tettonica a placche. Un laboratorio naturale rimasto silenziosamente in attesa per miliardi di anni.