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Tsunami, onde silenziose ma letali: come si formano e come vengono misurate

Tsunami, onde silenziose ma letali: come si formano e come vengono misurate
Photo by StockSnap – Pixabay
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Spinte da terremoti o eruzioni, possono viaggiare a oltre 800 km/h e raggiungere le coste con altezze distruttive. Ecco come si monitora il loro impatto.

Tsunami, onde silenziose ma letali: come si formano e come vengono misurate
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Uno tsunami non nasce da onde superficiali, ma da un improvviso spostamento di massa d’acqua. Questo fenomeno si verifica spesso in seguito a terremoti sottomarini di magnitudo superiore a 7.0, ma può essere innescato anche da frane sottomarine o eruzioni vulcaniche. In mare aperto, l’onda è ingannevolmente bassa – appena un metro – eppure è in grado di viaggiare a oltre 800 km/h, come un jet commerciale. È questa combinazione di velocità invisibile e potenziale distruttivo che rende gli tsunami tra i fenomeni naturali più temuti. Quando raggiungono le coste, rallentano e si alzano, trasformandosi in muraglie d’acqua capaci di radere al suolo interi villaggi.

Boe, fondali e satelliti: come si rilevano le onde in arrivo

Il monitoraggio degli tsunami parte dal cuore dell’oceano. Qui, le boe DART (Deep-ocean Assessment and Reporting of Tsunamis) svolgono un ruolo cruciale: rilevano anche minime variazioni di pressione sul fondale e le trasmettono via satellite ai centri di allerta. Una variazione di pochi centimetri può essere il primo segnale di un’onda in formazione. Quando lo tsunami si avvicina alla costa, il fondale più basso ne riduce la velocità, ma ne aumenta l’altezza in modo drammatico. È in questo momento che la minaccia si concretizza. Durante il terremoto del 2011 in Giappone, ad esempio, le onde hanno superato i 30 metri di altezza, causando distruzione e migliaia di vittime.

Previsioni ad alta precisione grazie a dati e modelli

Riuscire a prevedere l’impatto di uno tsunami significa combinare sismologia, modellazione numerica e dati in tempo reale. Al primo segnale di terremoto, i parametri come magnitudo, epicentro e profondità vengono analizzati per stimare la possibilità di generare un’onda. Da lì, modelli computazionali simulano la propagazione dello tsunami, calcolando tempi di arrivo e altezze previste in base alla batimetria del fondale e alla conformazione della costa. Le boe DART, aggiornando costantemente i dati sull’onda, permettono di affinare le previsioni e calibrare le allerte, garantendo tempo prezioso per reagire.

Tecnologie sempre più sofisticate per salvare vite

Tsunami, onde silenziose ma letali: come si formano e come vengono misurate
Photo by Kanenori – Pixabay

La capacità di mitigare gli effetti degli tsunami è oggi più avanzata che mai. Sistemi di allerta rapidi, modelli predittivi e reti di sensori marini stanno trasformando la risposta a questi eventi estremi. Nonostante la forza imprevedibile della natura, la scienza ha fornito strumenti potenti per salvare vite e limitare i danni, anche nei contesti più critici. L’obiettivo resta uno solo: anticipare il pericolo e permettere alle comunità costiere di prepararsi con il massimo anticipo possibile.