Home » Miti e leggende » Il mistero di Loch Ness: la leggenda di Nessie resiste al tempo

Il mistero di Loch Ness: la leggenda di Nessie resiste al tempo

Il mistero di Loch Ness: la leggenda di Nessie resiste al tempo
Photo by GregMontani – Pixabay
Lettura: 3 minuti

Dal miracolo di San Columba ai droni infrarossi: nuove teorie scientifiche cercano risposte sul mostro più famoso del mondo.

Il mistero di Loch Ness: la leggenda di Nessie resiste al tempo
Photo by GregMontani – Pixabay

Nascosto tra le valli selvagge delle Highlands scozzesi, il lago di Loch Ness è il più grande bacino di acqua dolce della Gran Bretagna. Si estende per quasi 37 chilometri a sud-ovest di Inverness e raggiunge una profondità di 227 metri. Questa conformazione ha giocato un ruolo chiave nel consolidare uno dei miti più duraturi del Novecento: quello di Nessie, la misteriosa creatura che da quasi un secolo affascina e divide l’opinione pubblica. Dal 1933, gli avvistamenti si sono moltiplicati, ma le descrizioni variano e le prove fotografiche raccolte si sono spesso rivelate poco affidabili. Nonostante l’assenza di evidenze concrete, l’interesse scientifico non si è mai spento: studiosi di tutto il mondo hanno tentato di capire cosa si nasconda davvero nelle acque del lago.

Dalle leggende celtiche al primo “incontro” documentato

Le prime tracce del mito risalgono a oltre mille anni fa. Nella Vita di San Columba, scritta nel 690 dal monaco Adamnano, si narra di un evento prodigioso accaduto nel 565. L’abate irlandese, durante un viaggio lungo il fiume Ness, sarebbe intervenuto per salvare un uomo da una creatura acquatica minacciosa. Secondo il racconto, l’abate avrebbe respinto il mostro con la sola forza della fede, provocandone la ritirata. Da allora, però, il silenzio. Per secoli, le fonti scritte non riportano nulla di rilevante. Solo nel 1868 un trafiletto di un giornale locale menziona la presenza di uno “strano pesce” lungo due metri. La vera svolta, però, arriva nel 1933.

Il boom mediatico e i dubbi della scienza

Il 14 aprile 1933, i coniugi Mackay raccontano di aver visto un’enorme creatura simile a una balena muoversi nelle acque del lago. La notizia, pubblicata da un giornale locale, definisce per la prima volta l’animale come un “mostro”. Un anno dopo, la celebre (e poi smascherata) “foto del chirurgo” contribuisce a trasformare Nessie in un fenomeno mediatico. Gli avvistamenti si moltiplicano, ma le prove restano elusive. Nel 2018, un team di scienziati neozelandesi ha analizzato il DNA ambientale prelevato dal lago, rilevando una massiccia presenza di tracce genetiche di anguilla europea. L’ipotesi? Nessie potrebbe essere un’anguilla di dimensioni eccezionali. Ma i numeri non tornano: per raggiungere i 6 metri descritti in alcuni avvistamenti, l’animale dovrebbe vivere oltre due secoli e crescere senza sosta – un’eventualità esclusa dai biologi.

Terremoti, illusioni ottiche e una caccia che continua

Il mistero di Loch Ness: la leggenda di Nessie resiste al tempo
Photo by grafik_zfk – Pixabay

L’interesse per il fenomeno ha coinvolto anche la geologia. Il ricercatore italiano Luigi Piccardi ha avanzato un’ipotesi alternativa: gli avvistamenti potrebbero essere il risultato di piccoli terremoti generati dalla faglia di Great Glen, lunga 100 chilometri. Queste scosse, anche se lievi, potrebbero generare increspature insolite sull’acqua, facilmente scambiabili per la sagoma di un animale. Tuttavia, la British Geological Society ha smentito la correlazione diretta tra la faglia e i presunti movimenti sismici documentati. Nessuna teoria, al momento, regge davvero la prova definitiva. Eppure, l’aura di mistero non accenna a svanire. Complice anche il drastico abbassamento del livello del lago, dovuto ai cambiamenti climatici, centinaia di volontari si sono riuniti nell’agosto scorso per la più grande spedizione di ricerca degli ultimi cinquant’anni. Con droni a infrarossi e sofisticati idrofoni, la “caccia a Nessie” continua – tra scienza, passione e un pizzico di magia.